00 18/07/2008 19:30
Un PRI coeso e vivo non rimarrà a lungo ai margini della politica
Ricevo e pubblico da parte di Fulvio Visigalli - Resp. economico FGR e consigliere nazionale PRI

“Oh no, not again”. Così un articolo del Financial Times intitolava una breve riflessione sulla nostra attuale situazione politica italiana.

Il nostro presidente settantunenne, in tutta onestà, non ci rappresenta egregiamente nel contesto internazionale. Se non ci fosse la Ferrari e la Ducati e i vari campioni nazionali della moda e della buona tavola non credo che l’Italia sarebbe riconosciuta al resto del mondo occidentale industrializzato. Parliamoci chiaro: al popolo italiano, ai milioni di italiani che ogni giorno lavorano e producono e che cercano di vivere decorosamente non importa niente del dibattito sulle intercettazioni telefoniche e sui processi da prescrivere.
Non importa nulla!

La nostra unica fonte di ricchezza è l’economia interna e, come risaputo, la domanda sta ristagnando ormai da parecchio tempo. Ed è inutile nascondersi dietro tecnicismi quali i termini recessione e/o depressione. Il punto è che la nostra economia è ormai ferma. E non c’entrano neppure i fantasmi di una crisi economica internazionale come la crisi dei mutui subprime o l’infinita catena di intermediari commerciali nazionali che gonfiano i prezzi finali al consumatore provocando ingiustificati rialzi dell’inflazione. Sono solo dettagli. Dettagli importanti ma insignificanti per spiegare la (non)dinamica dell’economia italiana. Senza investimenti di grosso calibro, senza una nuova ondata di entusiasmo, senza il minimo impegno di una classe politica non si può far nulla.
Siamo dunque condannati a subire per altri anni al ristagno dell’economia e quindi della crescita? Forse sì. Oppure no. Non lo so. Sta di fatto che sono molto deluso da come è stata impostata la ripresa dell’economia. Con l’inevitabile rischio di disaffezionarsi al dibattito politico.
E come si sta muovendo il nostro glorioso partito repubblicano?

Il Pri è messo all’angolo nell’arena politica, è tramortito dai tumulti interni, è angosciato dal futuro sempre più incerto e costretto da una invisibilità politica sempre più drammatica. Eppure il Pri è sempre presente. Forse ai margini della vita politica ma è sempre presente nella storia democratica del nostro paese. Forse testimone ora. Ma pur sempre attore e mai comparsa. E non è certo poco tutto ciò.
Certo, resistere alla tentazione di lasciare perdere convincendosi che ormai è tutto perduto sarebbe fin troppo facile. Ed è troppo facile e troppo comodo aspettare la fine del nostro partito con la sadica soddisfazione di dire “io ero presente quanto è morto il Pri”.
E ai tanti che vorrebbero dire (mai ad alta voce): “l’avevo detto io!” vorrei segnalare un recente studio del giornalista Renato Mannheimer (Senza più sinistra. L’Italia di Bossi e Berlusconi, Il Sole24Ore). Se è pur vero che stiamo vivendo un cambiamento delle preferenze elettorali che premiamo solo la polarizzazione e la radicalizzazione non è scontato che tale scenario sia lo standard del futuro. Mannheimer afferma che “la vita politica è, come si sa, caratterizzata da andamenti ciclici ed è arduo distinguere in anticipo quelli di breve periodo da quelli a medio termine”.

La semplificazione politica è un obbiettivo da raggiungere ma ricordiamo pure, vorrei aggiungere, che anche la qualità paga.
Il nostro partito ha tanta qualità. Forse manca il coraggio di unificare tutte le posizioni politiche in essere. Bisognerebbe prestare maggiore attenzione alle realtà regionali perché, se non siamo uniti almeno sulle linee programmatiche, allora il quadro si complica leggermente e viene in parte vanificato il tentativo di tenere insieme il gruppo dei repubblicani. Quindi, armiamoci di pazienza e attendiamo lo sviluppo delle vicende politiche senza ansia e senza affanno. Ma facciamo uno sforzo di rimanere uniti e coesi. E soprattutto onesti con tutti quelli che ci hanno proceduto nel cammino della storia repubblicana. Rispetto e ammirazione per chi ha vissuto per e con il Pri credendo negli ideali e sforzandosi, ogni giorno, di fare dell’Italia un grande Paese.
On. Nucara a Lei mi rivolgo direttamente: facciamo in modo che lo spirito repubblicano sopravviva ai tanti delusi del nostro partito. E coinvolgiamo tutti quanti, anche i più critici, convincendoli che c’è un piano preciso per il rilancio.
E a tutti i giovani che stanno leggendo questo articolo un particolare pensiero: forza ragazzi che il futuro del PRI passa attraverso le nostre vite e alle nostre vicende personali.
Traghettiamo il PRI verso il futuro. Magari i nostri sforzi saranno vani. Ma almeno noi ci abbiamo provato.

Fulvio Giulio Visigalli
Consigliere nazionale PRI
[Modificato da montesipc 18/07/2008 19:33]