00 16/05/2008 10:01
Carissimo Emanuele
Rinunciare al PRI, al simbolo e a tutta la sua storia per riproporci, come dici tu, “Sotto altre bandiere” mi rattrista alquanto. Per questo motivo e per tutti i motivi negativi legati alla politica italiana, chiedo a ogni repubblicano presente in Italia di non svendere la nostra storia per accontentare partiti di massa che stanno svilendo e avvilendo, con le loro idee e la loro smania di potere, il Paese intero.
Noi Repubblicani vogliamo essere il partito laico di riferimento all’interno della politica nazionale? Vogliamo essere voce in capitolo per la ricostruzione di un’Italia sempre più allo sfacelo? Vogliamo essere la parte storica e lungimirante della politica italiana? Vogliamo essere padroni di noi stessi o schiavi di altri?
Caro Emanuele le strade sono tante ma una sola è quella da percorrere e ovviamente il PRI ne ha imboccata una sbagliata e anche in contromano. L’ostinata voglia di credere in un progetto liberal-democratico da parte nostra, da parte tua e di molti altri ragazzi e di pochi dirigenti sparsi per l’Italia è essenziale per mantenere accesa in noi la speranza di un PRI in salute e in crescita. C’è chi disse “Chi non crede in un progetto liberal-democratico, non può definirsi Repubblicano” e ti lascio immaginare chi pronunciò tali parole. Certo l’alleanza con il PDL ha dato modo di avere rappresentanza all’interno del Governo ma fino a quanto dovremo aggrapparci a questi sempre più deboli appigli? Non posso tollerare da giovane repubblicano, che la “famiglia” di cui faccio e facciamo parte venga sciolta nel marasma che la politica italiana ci offre; non tollero essere messo ancora più in disparte in grandi alleanze; non tollero che non si rischi qualcosa in più per quello in cui crediamo. Essere Repubblicani è a volte un peso ma soprattutto è il vivere la consapevolezza di essere sinceri e liberi di esprimersi con chi ci interpella. E essere sinceri con gli italiani e essere in grado di fare politica, politica vera, è il nostro vero punto di forza.