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Scuola e Università: Riformare e innovare la scuola è una necessità, non una opzione!!!

Ultimo Aggiornamento: 07/11/2008 01:46
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Città: CESENA
Età: 46
Sesso: Maschile
07/11/2008 01:46

Così pure Forlì è entrata nel movimento di protesta degli universitari
Manifestare il proprio dissenso da un lato e il rispetto di diritti altrui dall’altro sono principi fondamentali che, lo dico con orgoglio, per lo meno a Forlì sono stati compresi ed applicati nel modo più rigoroso possibile. Le facoltà non sono occupate, ne tanto meno assediate, e sono sempre state garantite a tutti le ordinarie lezioni. Singoli episodi imputabili a idioti o invasati sono sempre possibili, ma “per ora” la direzione di centinaia di studenti ci pare ben diversa. Non possiamo perciò che criticare alcune pretestuose dichiarazioni di presunte “violenze e aggressioni”, che avrebbero senso solo se tali manifestazioni fossero state organizzate o rivendicate. Allo stesso modo la continua accusa di disinformazione appare più retorica che rivoluzionaria, dal momento in cui non rileva nessuna mostruosa carenza etica, ma solo una logica ovvietà; ogni qual volta nasce un movimento “di massa”, è naturale che non tutti i partecipanti siano perfettamente informati e che vi sia alla testa chi è più competente o interessato. Altrettanto ovvio che le forze politiche cerchino di mettere casacche o introdurre le proprie bandiere nei movimenti, ma non c’è nulla di scandaloso, assolutamente non di nuovo o limitato alle rosse effigi. Invece, lamentarsi della scarsa informazione pare talvolta un abile diversivo per non rispondere a tono sui dati puntuali.

Sia che si condivida o meno la protesta siamo di fronte ad un segnale di vitalità, interesse e partecipazione che possiamo solo sperare si propaghi a macchia d’olio. A tal proposito farei una precisazione: ogni protesta si sviluppa su due diversi livelli. Il primo è quello della “contestazione”, che potrebbe essere ritenuta addirittura “bipartisan”, per quanto abbia unito docenti, studenti, ricercatori e famiglie, basata sulla convinzione diffusa, che sia una priorità per il futuro del Paese “investire meglio nell’istruzione” (secondo i dati Ocse in Itala sarebbe addirittura “sotto finanziata” rispetto ad altri paesi occidentali). Il secondo e più complesso gradino è quello della “proposta”. Su questo fondamentale punto, il movimento non solo forlivese, credo avrà serie difficoltà nel trovare una piattaforma trasversale nei prossimi mesi.

Come giovani repubblicani, non possiamo che criticare i tagli all’istruzione dove già sotto-finanziata (vedi l’Ateneo bolognese), ma è altrettanto giusto ammettere che questi tagli indiscriminati contenuti in Finanziaria assomigliano ad un “colpo di macete”. Sin da subito sarebbe necessario colpire l’ignobile gestione dell’autonomia finanziaria che ha creato alcune realtà universitarie molto simili a buchi neri (7.000 nuovi corsi universitari creati con la riforma del 3+2, e migliaia di professori assunti per mantenere pochi studenti). A tal fine si dovrebbe introdurre una distribuzione dei fondi attraverso criteri meritocratici, che vadano a premiare le realtà virtuose e non a coprire i vizi di Senati accademici con le mani bucate.

L’università che desideriamo in futuro, non dev’essere un altipiano dove tutti pascolano indistintamente, ma una montagna difficile e selettiva, che realmente dia gli strumenti per arrivare in cima. In quest’ultimo livello dell’istruzione l’obiettivo non deve essere, come è invece giustamente per la scuola dell’obbligo, una generale conoscenza per tutti, quanto quell’intricato ma decisivo meccanismo chiamato mobilità sociale. Se l’università non “fa selezione” a che serve? Bisogna fare in modo che i criteri di selezione siano il merito e le capacità e non il soldo o la raccomandazione. Lasciare l’università così com’è, significa accettare che in Italia “non esista la funzione selettiva dell’Università”. Significa condannare tutti i cittadini a rimanere da dove sono partiti. Il contrario del sogno americano. Il contrario di ciò che Barak Obama ha dimostrato con la sua elezione.

Per i Giovani Repubblicani provvedimenti come l’abolizione del valore legale del titolo di studio (certificando che non tutti i titoli di studio o i voti di laurea sono uguali), l’introduzione di criteri più selettivi nell’accesso ai corsi di laurea e nel conseguimento dei crediti formativi (è assurdo concedere la possibilità di ripetere all’infinito lo stesso esame), possono disincentivare la presenza degli studenti di “lungo corso” e valorizzare il merito e la serietà degli studenti che nell’università intendono trovare una scala sociale.
Pretendiamo che l’annunciata riforma dell’Università permetta di iniettare dosi massicce di concorrenza nel sistema universitario, favorire la selezione indipendente e valutazione dei docenti, la riforma dei concorsi, il riordino delle retribuzioni tra docenti, dottorandi e ricercatori (non basato solo sull’anzianità di servizio), ripartire il fondo di finanziamento ordinario (almeno il 40%) in base alla qualità della ricerca che si produce, defiscalizzare le donazioni o gli investimenti diretti ad università e centri di ricerca.

Il merito che riconosciamo agli studenti è aver riportato la questione della quantità e qualità degli investimenti per l'istruzione all'attenzione dell'opinione pubblica. Ora sta a noi, disegnare le riforme necessarie, con proposte, idee e azioni.

Michele Bertaccini
Giovani Repubblicani Romagna
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