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Settore Agricoltura

Ultimo Aggiornamento: 06/06/2008 19:27
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Città: FORLIMPOPOLI
Età: 37
Sesso: Maschile
24/04/2008 11:54

Prezzi agricoli che salgono, portafogli che calano, cooperative e industrie che si arricchiscono alle spalle dei produttori e dei consumatori che gridano sempre più alla crisi alimentare. È questo il panorama che si presenta agli italiani nel 2008 dopo le varie notizie che già nello scorso anno allarmavano l’intera Italia, circa la scarsità delle materie prime alimentari, come grano e cereali, in critica diminuzione nei granai di tutta Europa. Tutto questo era dovuto all’enorme calo di importazioni dai paesi extraeuropei, i quali utilizzano tali materie per la produzione di energie alternative ad un petrolio sempre più costoso. Ebbene, i prezzi agricoli sono aumentati a dismisura permettendo fortunatamente un maggior ricavo agli agricoltori, soprattutto italiani, che fino a poco tempo fa riuscivano a stento, con la propria produzione annuale, a coprire la metà delle spese necessarie. Ricavi sicuramente aumentati per ogni singolo produttore che però non rappresentano realmente il costo al dettaglio di un qualsiasi supermercato o catena di distribuzione. Il consumatore trova i prodotti nei banconi dei negozi ad un costo per lo meno dieci di volte maggiorato rispetto al valore reale del prodotto. Qual è dunque la causa principale di questo rincaro ingiustificato? Sicuramente incidono i passaggi intermedi, ovvero tutti quei passaggi che i prodotti seguono per arrivare al consumatore partendo dal produttore. Sicuramente quindi tutte le cooperative e le industrie che obbligano l’agricoltore a conferire il prodotto a tali strutture, per avere la sicurezza di uno sbocco sul mercato e che pertanto dettano legge su prezzi e quantità commerciabili. Ma come si dice: “ad ogni problema vi è soluzione”. L’unica soluzione però è il controllo continuo sui prezzi e la fissazione delle relative percentuali remunerative da distribuire all’interno della fitta rete commerciale, mantenendo però un degno contegno nella determinazione dei prezzi stessi. Oppure addirittura, per ovviare a tale problema, si potrebbe permettere di eliminare i passaggi intermedi, dando la possibilità al produttore, di commerciare il prodotto direttamente con il consumatore. Ma questo, si sa, in Italia è “fantascienza”. Speriamo che, facendogli gli auguri per l’incarico, il Sig. Antonio Lirosi ovvero “Mister Prezzi”, ci dia una mano.
 Mattia Tampieri Segr. Organizzativo FGR-Romagna
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Città: CASTELFIDARDO
Età: 45
Sesso: Maschile
19/05/2008 18:26

mai vista una cosa del genere l'80% dei campi sono coltivati a grano!!!
chissa come andra a finire ?
l'anno scorso al raccolto luglio agosto il grano veniva venduto a 25-30 € al quintale 2-3 mesi dopo il prezzo è raddoppiato...
la scorsa settimana sono stato a Bologna con il treno e guardando fuori dal finestrino da Ancona a Bologna ho visto un panorama veramente singolare, la stragrande maggioranza dei terreni coltivati ha il grano... se i campi fossero coltivati ancora a maggese l'hanno prossimo non sarebbe possibile mettere il grano ma visto che di diserbanti disseccanti e concimi vari siamo pieni cosa si profila per l'equilibrio ambientale ?
E questa super produzione sarà la prossima scusa per far rimanere bassi i prezzi ? proprio ora che tutti gli agricoltori sperano finalmente di essere pagati per il giusto valore di quello che producono?

Luca
[Modificato da FARMER PRIDE 19/05/2008 18:29]
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Città: FORLIMPOPOLI
Età: 37
Sesso: Maschile
22/05/2008 11:43

Crisi alimentare e crisi agricola
La presenza sul territorio di grandi quantità di grano e cereali in genere non è altro che la mutazione di una politica agricola sempre più penalizzante per il nostro paese. Dopo l’eliminazione della barbabietola da zucchero che caratterizzava una coltura redditizia e utile alla rotazione dei terreni per limitare l’affaticamento degli stessi, la produzione italiana si è incentrata principalmente per l’appunto sulla coltivazione cerealicola anche a causa dei grandi abbattimenti di frutteti che di redditizio avevano ben poco.
Il fatto però dell’aumento vertiginoso del costo del grano (duro e tenero) e dei cereali in genere, è da ricondursi alla scarsità degli stessi sia all’interno del nostro paese che all’interno dell’ UE che alle scarse importazione dai paesi extraeuropei che utilizzano tali prodotti per la produzione di “agroenergie”.
E la grande scarsità di tali materie prime, importantissime per la nostra alimentazione, dovrà ben presto essere colmata per evitare una crisi alimentare da “terzo mondo”. Pertanto le superfici coltivate in Italia sembrano troppe e le produzioni troppo elevate ma a conti fatti risultano essere sempre e comunque in deficit rispetto ai fabbisogni nazionali, europei ed extraeuropei.
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06/06/2008 19:23

Ogm, Nucara: successo per repubblicani
"Finalmente un governo che si mette in linea con il resto del mondo occidentale sulla ricerca ed i suoi sviluppi". Lo ha detto il segretario del Pri Francesco Nucara, per il quale "le dichiarazioni di Berlusconi sugli OGM sono considerate per i repubblicani che da più di 5 anni lottano su questo fronte come un successo. I convegni che abbiamo organizzato con le principali autorità scientifiche del Paese, da Veronesi a Sala a Tullio Regge per sensibilizzare l'opinione pubblica, hanno finalmente raggiunto il loro obiettivo. Ringraziamo il presidente Berlusconi per aver indicato chiaramente il percorso da intraprendere su questa materia".

tratto da www.pri.it/new/6%20Giugno%202008/NucaraOgmSuccessoPri.htm
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06/06/2008 19:27

Biotecnologie contro la fame e per la ricerca

Berlusconi: sì agli Ogm/Il premier in sintonia con la battaglia condotta dall'Edera

Ieri il nucleare, dunque il problema energetico; oggi il non meno pesante allarme "fame", una prospettiva che ha fatto da sfondo al vertice Fao che si è concluso a Roma. "Il futuro si risolve solo con maggiore formazione, con una più ampia messa a disposizione delle varie tecnologie, con il ricorso agli Ogm in tutti quei Paesi dove si deve arrivare a una possibilità di sopperire autonomamente alle proprie esigenze alimentari". Silvio Berlusconi ha pronunciato sull'argomento parole chiare, in perfetta sintonia con la battaglia che il Partito repubblicano italiano sta conducendo da anni. Non è forse, quella in favore degli Ogm, una battaglia così solitaria per il Pri come quella che ci fu per il nucleare. Certo gli Ogm, a svariati livelli e senza neppure un preciso colore politico, costituiscono un argomento tabù, dove il pregiudizio ha grande peso sullo stesso processo delle decisioni da prendere. Anche se "crepe" un po' su tutti i fronti si stanno aprendo in favore della ricerca sulle piante gm. Tra le posizioni per lo meno "possibiliste", quella di un esponente del Pd, Ermete Realacci che, sulla scia delle dichiarazioni del primo ministro, ha ammesso di non essere contrario alle tecniche genetiche. E che soprattutto "vanno evitate posizioni ideologiche, bisogna valutare caso per caso e Paese per Paese".

Dunque il clima intorno ai "mostri" geneticamente modificati sta cambiando? Se si leggono le conclusioni del vertice Fao, per il quale addirittura si è parlato di "rissa" finale, si può ritenere che la soluzione Ogm rimanga come possibilità da sfruttare ancora pienamente. E, soprattutto, si tratta di un complesso di tecnologie immediatamente utilizzabili, visto che non stiamo parlando di un'ipotesi che si trova al grado zero della sperimentazione.

E se il vertice che si è tenuto a Roma ha prodotto un documento "al ribasso" definito da molti come decisamente deludente (salvo l'ottimismo un po' di facciata del direttore generale, Jacuqes Diouf), è bene ricordare come la stessa Fao abbia preso decise posizioni in merito alle piante gm. Già nel suo rapporto annuale del 2004 scriveva che le biotecnologie vegetali, pur non essendo una panacea per i mali del mondo, sono una risorsa in grado di creare grandi opportunità per i contadini dei Paesi poveri. Da qui, si proseguiva, deriva la necessità che il settore pubblico dei Paesi in via di sviluppo sia maggiormente coinvolto nelle biotecnologie, per evitare che lo sviluppo delle piante gm risponda in prevalenza alle logiche aziendali e non ai bisogni dei poveri. Insomma, proprio la ricerca finalizzata allo sviluppo dell'agricoltura, deve divenire parte integrante di un programma globale che preveda in ogni caso la più alta priorità per i problemi dei Paesi più poveri. Una posizione che, fra l'altro, trova orecchie non insensibili presso il Vaticano.

"Sembra un film già visto – dichiarava il segretario del Pri Francesco Nucara durante la presentazione, a Milano, nel giugno 2005, del libro di Francesco Sala "Gli ogm sono davvero pericolosi?" - e sembra un destino che affligge questo Paese: come già accaduto per il rifiuto, pregiudiziale ed ideologico, dell'energia nucleare, oggi rifiutiamo in blocco la sperimentazione sugli Ogm, senza alcuna coerenza, senza alcuna prova della loro nocività. E come allora quella scelta fu penalizzante per l'intera economia italiana, con riverberi negativi che giungono fino ad oggi, così le pregiudiziali odierne sembrano dettate solo da una strategia che mira a conquistare emotività di consensi sul ‘biologico'". E, come si sa, il ramo del biologico –adatto per i ben più ricchi Paesi occidentali – non risolve alcun allarme alimentazione, che è appunto lo scenario odierno. Nucara parlava di "pregiudiziali" antiscientifiche tre anni fa. Dopo le dichiarazioni di Berlusconi, è auspicabile che il clima possa cambiare. La posizione del premier converge pienamente su quella che è oggi una battaglia repubblicana, una piccola formazione che in questi anni non si è fatta minimamente disorientare da qualsivoglia lusinga antiscientifica e oscurantista. Così è stato, per decine di anni, sul fronte dell'energia nucleare.

E va da sé che la battaglia pro Ogm non concerne esclusivamente le emergenze pressanti dell'allarme fame a livello mondiale. E' una voce importante anche per quanto riguarda la stessa ricerca scientifica. Un ambito da cui il Paese rischia di essere tagliato fuori, lasciando a nazioni concorrenti di cogliere le opportunità del settore. "Non è più accettabile l'ostilità tanto rabbiosa quanto affatto documentata di chi, strumentalizzando demagogicamente l'emotività collettiva e a dispetto di qualunque rigore scientifico, riscrive, per l'Italia, una storia già vissuta". Sono ancora parole di Nucara pronunziate al convegno milanese. Forse, da oggi, quella prospettiva è destinata a cambiare. Oggi abbiamo "finalmente un governo che si mette in linea con il resto del mondo occidentale sulla ricerca e i suoi sviluppi". E' la dichiarazione rilasciata ieri dal segretario del Pri. Le parole di Berlusconi, dunque, sono considerate dai repubblicani come un "successo". E un riconoscimento ad una battaglia – fra le tante condotte – per il progresso.

tratto da www.pri.it/new/6%20Giugno%202008/PriOgmSìBerlusconi.htm

[Modificato da nuvolarossa 06/06/2008 19:27]
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